Dale Cooper – come l’investigatore di Twin Peaks – ha alle spalle un cv insolito. È stato definito la pornostar più hipster in circolazione, ha collaborato come editor per l’Huffington Post e i suoi tatuaggi fanno riferimento al gioco di ruolo anni ’80 Ultima IV: Quest of the Avatar. Occhi da cerbiatto e sorriso sornione, Dale Cooper è il George Clooney del porno. Tra una sigaretta a l’altra ci ha raccontato qualcosa di sé, ma prima di qualsiasi domanda ha voluto subito mettere in chiaro una cosa: basta porno.
Intervista di Stefano Monti e Lorenzo Peroni
Partiamo dalle ultime scene porno che hai girato, quelle con Kink Studios…
Con loro ho girato un paio di scene rimaste inedite. Ho postato dei teaser sul mio sito ma sembra che non verranno rilasciate, ed è un po’ triste visto che sono le mie ultime scene. Odio dover dire che mi sono ritirato, perché sento che, ogni volta qualcuno dice di aver lasciato l’industria del porno, tutti si aspettano un comeback. Ma io non girerò altri film. Sono comunque molto contento di aver lavorato con loro anche se nel sesso tendo a prediligere il vanilla.
Vanilla?
è un modo di dire, significa che sono molto… noioso. Preferisco il sesso tradizionale, non mi piace il sadomaso. Ma non l’avevo mai provato davvero, così lavorare con Kink è stata un’esperienza interessante.
La cosa che colpisce di più nel trailer sono gli stivali allacciati a… Che male!
Oh, non per me! Ho uno scroto molto grande, quindi non è stato doloroso. Non era troppo stretto, solo una leggera pressione. So che a vedersi sembra doloroso, ma il concept della scena è proprio quello.
Tre qualità e tre difetti di Dale Cooper?
Mi piace leggere! E poi… Mi piace cucinare, sono abbastanza orgoglioso della mia zuppa di lenticchie, è una ricetta di mia nonna. Non so, poi non trovo altro, non è così facile trovarsi delle qualità. è più facile trovare i difetti. A esempio sono molto solitario, mi piace avere i miei spazi. Non fraintendiamo, mi piace uscire con la gente, ma ci sono momenti, specialmente la mattina, in cui devo stare per conto mio. Devo avere il tempo per prendere il caffè e leggere le news. Bevo specialmente caffè americano, 7 o 8 tazze al giorno. Ma ora sono in spring break, quindi non ne sto bevendo così tanto.
Spring Break?
Sì, sono tornato all’università per frequentare un master. Mi ero dato una deadline per questo, ed era entro i 30 anni… cioè, adesso. Del resto uno dei motivi principali per cui ho fatto porno è stato per pagarmi gli studi, il sistema scolastico americano è molto costoso Sto facendo un Master incentrato sul sistema sanitario pubblico. Sono anche stato invitato a tenere un intervento nella mia stessa università sui sex workers. È stato figo.
Questo ci porta a un altro argomento: la tua partecipazione alla raccolta Coming Out Like a Porn Star: Essays on Pornography, Protection, and Privacy.
Jiz Lee, la curatrice del progetto, era interessata a raccogliere diverse testimonianze di sex workers e attori porno incentrati sul coming out. Io parlo di un episodio in particolare, in cui un ragazzino – che viveva in una zona rurale nel bel mezzo del nulla – mi chiedeva consigli sul coming-out. Non lessi la mail in tempo, e quando recuperai c’era già un altro messaggio che diceva: “Mi dispiace molto ma ti prego di non rispondere”. Quello che ho fatto con il mio saggio è stato tentare di rispondere a questa richiesta di aiuto.
Ma la tua esperienza di coming-out?
Non l’ho fatto solo una volta, c’è sempre una situazione di ri-coming out, del dover uscire allo scoperto ancora e ancora. Io sono molto maschile, ho una voce profonda e cose stupide di questo tipo, quindi non per tutti è ovvia la mia sessualità. Ed è sempre strano quando finisci in qualche conversazione in cui ne parli, tutto si ferma immediatamente e… Wait What!? Lo stesso vale per il mio essere una porno star. Quindi, abbiamo sempre il “non sembri gay!” e il “non sembri una porno star!”.
Dicevi che hai iniziato la tua esperienza nel porno per pagarti gli studi. Come mai hai pensato proprio all’industria del porno?
Quando ero più giovane ho fatto il volontario in un camping per gente disabile – so che può sembrare un collegamento un po’ strano, ma seguitemi. Ho dovuto assisterli, lavarli, pulirli letteralmente dalla loro merda, è un’esperienza che mi ha dato un nuovo livello di confort con l’idea del “corpo”. Il corpo non è nulla di che: tutti caghiamo, tutti ci eccitiamo, tutti scopiamo, tutti abbiamo cicatrici. E tutti invecchiamo.
È molto ipocrita che nella nostra società il corpo debba essere nascosto e non mostrato, o peggio ancora ridefinito, ritoccato. Spesso nei porno sono stato photoshoppato, ed è una cosa che non mi piace. I porno più mainstream e con grandi budget si stanno evolvendo e capendo che la perfezione dei corpi non è per forza la chiave giusta, ad esempio il bareback sta prendendo sempre più piede proprio perchè guarda all’aspetto più quotidiano e ‘raw’ del sesso.
A proposito di quotidianità e schiettezza. Ci parli del rapporto tra te e il personaggio Dale Cooper?
È bizzarro da dire, ma credo che ognuno di noi indossi una maschera per uscire allo scoperto. Specialmente nel porno, dove il quotidiano e la messa in scena si sovrappongono.Per esempio, ho sempre girato solo scene di sesso sicuro, provando a essere un modello di comportamento perché in America, in Texas in particolar modo, argomenti come i diritti LGBT o l’aborto non son certo in primo piano nei programmi di educazione sessuale. Provo a fare del mio meglio in questo senso.
Il Dale Cooper porno attore riesce a mantenere il Dale Cooper nella vita reale?
Il massimo che sia riuscito a guadagnare in un anno credo siano stati 25mila dollari. Ed è stato quando ho iniziato, perchè essendo un volto nuovo avevo molto lavoro. Non è moltissimo visto il costo della vita in America, ma per me, che sono un ragazzo single che vive a Baltimora, non è male. East coast, baby!
Anche per gli altri tuoi colleghi vale lo stesso discorso?
Bisogna faticare e fare dell’altro, come ospitate nei club, farsi ingaggiare per i festival, etc. I miei colleghi sostengono faccia parte della “nostra” cultura. Io ho fatto quello che era giusto per me. Non volevo essere coinvolto in altre attività, sono stato fortunato.
Ci hai detto che leggi molto. Cosa suggeriresti?
Non sono molto bravo in queste cose, ma posso suggerire qualche libro tra quelli che più mi hanno colpito. Come “The Passion” di Jeanette Winterson e “As Meat Loves Salt”, di Maria McCann. Mi piacciono i romanzi in cui si percepisca la carnalità.
Ci hai detto che ti piace cucinare; se dovessi scegliere 5 ospiti per cui cucinare?
Mia madre, mia nonna e mia sorella – sono favolose. Poi Jeremy Scahill, uno dei fondatori del sito di giornalismo d’inchiesta TheIntercept.com. Certo, è etero, sposato e con figli, ma trovo abbia un’intelligenza selvaggia. E infine, qualcuno che ho in mente perché ho visto da poco Moonlight: Mahershala Ali. Si meriterebbe assolutamente un posto alla mia tavola.
Un premio Oscar alla tua tavola! Ci sono altre celebrità con cui ti piacerebbe invece fare un threesome?
Jeremy Scahill e… Mahershala Ali! Sono una porno star, era ovvio che volessi qualcuno che si potesse fermare dopo cena!
La cena dunque è solo il primo passo!
Beh, ovvio. Primo, secondo, e per dessert… il mio culo coperto di crema e zucchero!
Questa intervista è apparsa precedentemente su Toh! N.29